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*qualcosa di sinistra*

Cercando di capire cosa scrivere in questo articolo per il Blog mi sono passate davanti almeno 300 notizie.


Ma, seppur tentato, non mi soffermerò sul fatto che le notizie più lette riguardino Fabrizio Corona o la nuova casa sul Gargano di Salvini nonostante la crisi italiana con la Corea o, sempre sul piano internazionale, la Francia che ritira il suo ambasciatore da Roma.


C’è qualcosa che mi fa più paura e, allo stesso tempo, mi affascina.
Proprio sotto i nostri occhi sta prendendo vita un mondo fantastico e, quasi, surreale (o distopico, fate voi).

Un mondo in cui un gruppo di persone, pari più o meno alla quantità di abitanti di una città medio-piccola, prendono decisioni per un parlamento che dovrebbe rappresentare 60 milioni di abitanti.


Un mondo in cui il capogruppo del partito più votato esce dall’aula alzando in aria le mani mimando delle manette ma, solo dopo aver concesso l’immunità ad un ministro accusato di sequestro di persona.


Un mondo in cui un senatore urla, ma in maniera molto molto pacata, ad una cantante di prostituirsi aprendo le gambe (e non i porti come lei consigliava).


Un mondo in cui siamo ancora indignati per la vittoria a Sanremo di un immigrato di seconda generazione e dai servizi di Fanpage su quelli che, secondo loro, sono i veri problemi dell’Italia (come la crudeltà del “Collegio” su Rai1 o su come facciano i cechi a zuccherarsi il caffè).


Un mondo in cui, quella che dovrebbe essere l’opposizione pensa di poter togliere voti a veri e propri squali della rete internautica esibendo fogli A4 con la speranza di aver scritto “qualcosa di sinistra”.


Se, come ripete Frans Timmermans da anni, il compito della politica è “far sognare”, dopo tutto questo, mi chiedo: “sogno o son desto?”.

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