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IL TRENTINO, PONTE SULL’EUROPA

Aggiornamento: 19 dic 2018

Sono nato a Trento nel 1993. Il Muro di Berlino era caduto da quattro anni e da un anno, col Trattato di Maastricht la Comunità Economica Europea si era trasformata in Comunità Europea. Il passo seguente del processo di integrazione è stata l’Unione Europea.

Il progetto europeo annovera tra i Padri fondatori l’illustre trentino Alcide De Gasperi.


De Gasperi, profondamente segnato dall’esperienza dei due conflitti mondiali, sognava un’Europa inclusiva ed aperta, economicamente ma soprattutto per quanto riguarda gli scambi politici e culturali.

Era stato testimone diretto del dramma della Prima Guerra Mondiale che aveva colpito il Trentino con la tragedia degli uomini morti sul fronte dei Carpazi, con la devastazione dei campi di battaglia e dei paesi distrutti e con la lacerazione sociale dell’Irredentismo.


Reputo necessario il ricorso alla storia per sottolineare le conseguenze alle quali portò un’impostazione culturale e conseguentemente politica che aveva fra i cardini la difesa dei confini. Il confine è un concetto che trascende dalla concretezza di un recinto o di un muro, poiché racchiude al suo interno la volontà di chiusura e isolamento.

Attualmente al confine del Brennero il Cancelliere Kurz, la cui omonimia quasi perfetta col Colonnello Kurtz di Apocalypse Now, drammatico canto del cigno di Marlon Brando, è inquietante, sta costruendo un muro spinto dall’illusione di arrestare il flusso di migranti.


Cosa comporterebbe per il Trentino l’involuzione politica, culturale ed economica che nel concreto è rappresentata alla perfezione dal muro? Quali conseguenze porterebbe la chiusura sovranista per una Provincia che con 538.000 abitanti è più piccola di un quartiere di Roma o Milano? Quali conseguenze avrebbe per una realtà produttiva importante come il Polo della Meccatronica di Rovereto che vive di esportazioni? Quali conseguenze per un’Università che con i suoi 16.300 iscritti produce apertura culturale, fervore, vivacità e ricchezza?


La peculiarità montuosa della mia terra ha fatto nascere in me la passione per il ciclismo. Secondo me l’essenza di questo sport è la fatica del dislivello e della salita, che impone allenamento e rigore nell’alimentazione. Ultimato lo sforzo della salita, la discesa è un istante. Dopo anni di graduale ascesa industriale, economica, sociale e culturale, ritengo che la chiusura sovranista verso la quale spinge la Lega, sia una discesa in picchiata con la strada bagnata dalla pioggia e l’oscurità, appesi ai tubolari da 21mm con i quali, in queste condizioni, ogni curva è un’incognita.

Federico Degasperi.



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