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UNA CANZONE PER DIRE ADDIO


Is this the real life? Is this just fantasy?


Viene ogni tanto da chiederselo. La vita è terribilmente concreta, fredda e quasi spietata nell'essere così reale. Ma a volte il confine (più sottile di quanto sembri) tra ciò che è vero e la pura fantasia crolla, e accadono cose apparentemente incomprensibili. E, passata la bufera, non si può che rimanere immobili a fissare il vuoto, chiedendosi se tutto questo è successo davvero.


People on street!


Un flusso unico, gigantesco e in preda a folli convulsioni, come una mandria si riversa in strada, scalcia, corre, si frantuma e si riforma due strade più avanti, verso una sola meta: i mercatini di Natale. C'è stato un attentato dicono, un pazzo ha sparato sulla folla. Tutti tirano fuori i propri cellulari, c'è chi ancora prova a chiamare amici e parenti, ma la linea è completamente intasata. Gli altri ci hanno già rinunciato, ed usano la scatola di ferro che hanno in tasca per fare foto e video, per poter dire “io c'ero”.


Mama, just killed a man. Put a gun against his head, pulled my trigger, now he's dead.


Chissà se Cherif Chekatt ha avuto un lampo di rimorso prima di raggiungere Antonio. Chissà se era veramente convinto di quello che stesse facendo mentre premeva il grilletto. Non era un assassino addestrato, che si allena anni per un attacco di pochi minuti, venuto dalla Siria per massacrare gli Infedeli Occidentali. Era cittadino francese, nato in Francia, cresciuto in Francia, medio-orientale solo nei geni. Ma sapeva di aver perso tutto. Erano già venuti a casa sua, lo stavano braccando. Era questione di ore, lo avrebbero preso. Era già stato dentro una volta, sapeva cosa lo aspettava. In carcere stava perdendo una ragione per vivere. Poi qualcuno gli aveva soffiato nell'animo l'anelito di una nuova vita per cui combattere. E adesso lo avrebbero preso di nuovo. E questa volta avrebbero buttato via la chiave. In carcere ci sarebbe morto. Magari in 10 o 20 anni, ma da lì non sarebbe mai uscito. Tanto vale allora morire per qualcosa di più grande, morire da eroe. Del resto, who wants to live forever?


Radio someone still loves you!


Nei giorni successivi all'attentato, non appena si è saputo che era rimasto ferito un ragazzo di Trento, ogni giornale, ogni social network, ogni televisione erano intenti a far a gara a chi sarebbe riuscito a ricostruire la biografia più accurata della breve vita di Antonio. Una cosa su tutte stupisce e desta curiosità: non tanto l'amore per l'Europa, ma quello per la radio. Nel 2018, tra televisione, giornali, internet, perché mai un ragazzo giovane e con uno smartphone in tasca dovrebbe appassionarsi a un mezzo di comunicazione così vecchio e pieno di difetti così tanto da decidere di lavorarci?

Perché la radio non “comunica” cosa succede, lo racconta. Come in un libro, non ci sono immagini, perché quelle le devi creare tu. Lei cerca di descriverti in modo più completo possibile, ma i dettagli lascia aggiungerli a te. I colori, le espressioni, gli sguardi li decide ognuno di noi. La radio ti lascia sognare. Antonio era giovane, aveva tante idee e mille obiettivi. Sapeva cosa poteva e voleva dare al mondo, e fantasticava su come ci sarebbe riuscito. Antonio sognava. E, con la sua radio, voleva che sognassimo un po' anche tutti noi.

It’s the terror of knowing what this world is about.


Perché parlare di questa storia attraverso delle canzoni? Perché la musica ha una qualità straordinaria. È incredibilmente soggettiva nel raccontare, è soggettivo ciò che scrive il cantante, è ancora più intima e personale l'interpretazione che ognuno da alle sue parole e alle sue note. Ma non strumentalizza mai niente. Può parlare di qualsiasi cosa, ma mai per fare notizia. Lascia tutto così puro, intatto, incontaminato, è un chirurgo molto attento e delicato, apre e richiude come se nulla fosse successo.

Altri mezzi di comunicazione non sono così. Sventrano e sbudellano la notizia, e le persone coinvolte. Antonio è stato spietatamente strumentalizzato. In un momento delicatissimo, con le elezioni europee alle porte, c'è la paura di sapere come va il mondo, di sapere cosa le persone andranno a votare alle urne. C'era bisogno di un eroe per salvare l'Europa, si è cercato di trovarlo in un ragazzo di Trento.

Ma Antonio non è un martire dell'Unione, non è morto per difendere l'Europa. Se n'è andato seguendo i suoi sogni. Non usiamo la sua storia per prendere più voti.

Era a Strasburgo per fare quello che amava di più, il suo ultimo ballo l'ha passato abbracciato alle sue passioni. Perché l'ha fatto? Per seguire quello che, in fondo, è il desiderio più grande di ognuno di noi: essere noi stessi.


This is our last dance.

This is ourselves.


Federico Macchi.

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15 marzo

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