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uno dei giorni più bui della nuova zelanda

«Uno dei giorni più bui della Nuova Zelanda».

Così la premier neozelandese,Jacinda Arden, ha definito la giornata di venerdì scorso. Una giornata che verrà ricordata per uno dei peggiori atti di violenza mai accaduti nel paese. Il bilancio è di 50 morti.


Quando sono ancora le 3 del mattino in Italia, Brenton Tarrant, australiano bianco di 28 anni, apre il fuoco in due moschee a Cristchurch, la città più grande dell’Isola del sud, mentre in esse vi erano raccolte centinaia di persone per la preghiera del venerdì.


Brenton Tarrant ha dichiarato di non essere associato ad alcuna organizzazione ma di aver agito da solo, e di avere inoltre come idolo l’italiano Luca Traini, che un anno fa a sparato all’impazzata per le strade di Macerata contro immigrati africani.


È giusto sottolineare però che i due attentati, quello di Traini e quello di Tarrant, pur uniti nella scelleratezza dei soggetti, presentano delle differenze: oltre che per il numero di vittime, sono diverse le motivazioni che vi sono alla base. Il primo era spinto da una xenofobia che considera il diverso colore della pelle; il secondo, invece, non si basa più solo sull’odio razziale ma anche sull’intolleranza religiosa. Si sta così allargando a macchia d’olio, sia dal punto di vista spaziale sia per quanto riguarda gli ambiti e le motivazioni, una spirale di violenza verso il diverso che rimanda a tempi bui della nostra storia.


Sembrava ormai lontano il periodo degli attentati continui in Europa, e superato il problema del terrorismo di matrice islamica. In realtà, solo in parte è così. L’attentato di venerdì scorso in Nuova Zelanda, che Branton Tarrant stesso ha definito “terroristico”, mostra come il problema del terrorismo nel mondo occidentale non è affatto risolto. Ciò che è venuto meno è la matrice islamica degli attentati.


In seguito ai numerosi attentati terroristici verificatisi in Europa negli ultimi anni, vi è stata una forte ondata di richiesta di maggiore sicurezza da parte della società e di quasi tutte le forze politiche; e fin qui niente di male. Il problema però sta nel fatto che alla discussione sulla sicurezza i partiti politici di destra hanno sempre associato impropriamente quella sull’immigrazione, così che è ormai nell’immaginario comune che la causa dell’insicurezza siano proprio i flussi migratori. L’insistenza di tali forze politiche per una maggiore sicurezza, non ha fatto altro che alimentare un clima di odio, di intolleranza e rifiuto dello straniero; e quanto accaduto in Nuova Zelanda è la prova evidente che è questo sentimento di odio che si respira nelle nostre società è la causa di una maggiore insicurezza generale.

Siamo ancora distanti dall’aver risolto il problema della sicurezza e del terrorismo; e l’atteggiamento di intolleranza e di chiusura portato avanti dalle destre non solo si è mostrato evidentemente inefficace, ma anche controproducente.


Come dicevo, la questione della sicurezza non andrebbe impropriamente connessa con quella dell’immigrazione; tuttavia, una volta che nella realtà dei fatti il pensiero comune è questo, la soluzione non può che essere dello stesso tipo. La soluzione dunque non è l’innalzamento dei muri e l’odio verso il diverso, verso lo straniero, ma piuttosto la promozione della tolleranza e dell’integrazione delle diverse culture, etnie e religioni. Soltanto questa è la strada attraverso cui si riuscirà a creare una società unita, solidale e veramente sicura.


Traini aveva attaccato quelli di una “razza” diversa per il colore della pelle, l’attentato in Nuova Zelanda non è più solo razziale ma anche religioso. Si sta inserendo anche la matrice religiosa. Si sta allargando a macchia d’olio.

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